Esplorare l’ambiente circostante è una delle principali attività che l’essere umano svolge nell’intero arco della sua esistenza, “come conosco” (mappa cognitiva) e “come percepisco” il mondo (mappa emotiva) sono prerogative che dipendono da diversi fattori e influenzano la visione sociale (percezione), il pensiero e il futuro dell’individuo. Attraverso le “percezioni” si crea la consapevolezza dell’ambiente e degli eventi che accadono in esso (spazio di vita) e assieme con altri processi, si plasma la propria “Verità”, che amplificata e condivisa influenza l’ambiente circostante condizionando il comportamento collettivo (identità sociale).
La parabola degli “uomini ciechi e l’elefante” (scienziato ingenuo, Heider, 1958), dimostra come contemporaneamente possono sussistere più Verità (pluralità della realtà):
“Se davanti a un elefante viene chiesto a un gruppo di ciechi di descrivere quello che toccano, questi risponderanno in modo diverso. Qualcuno mentre tocca solo i piedi dell’elefante potrebbe dire che assomiglia a un pilastro, altri potrebbero dire toccandone la coda che assomiglia ad una corda mentre, qualche altro potrebbe dire toccando il suo stomaco che è come un muro.”
In questo esempio, gli aspetti “fenomenico”, “naturale” e “fisico” si contrappongono, le descrizioni non sono semplicemente diversi ma in conflitto, allo stesso modo nell’identità sociale la percezione comune può contrapporsi a quella scientifica dando vita a diverse Verità. Per il senso comune, la terra è immobile e piatta, il sole sorge e tramonta, viceversa per l’immagine scientifica la terra ruota su se stessa ed è sferica, sole e terra ruotano intorno a un asse comune. Una stessa cosa può avere più prospettive e l’individuo sente che la sua prospettiva è giusta e completa, ma d’altra parte ci sono diversi “punti di vista” che allo stesso modo potrebbero essere Verità secondo gli altri.
Quindi esistono più Verità, ognuna contribuisce a plasmare la società?
Nella teoria della “pluralità della realtà” si tenta di comprendere la natura e i problemi associati alle scelte presenti e alle visioni del futuro sociale, cioè alle molte interpretazioni e ai diversi punti di vista individuali che formano la spazio di vita comune. Alexandre Koyré, attribuisce la responsabilità del conflitto di Verità alla “Nuova Scienza” che ribalta e livella il precedente pensiero sociale (Credo teologico), nel quale la presenza del Divino spiega e appiana gran parte dell’irrisolto. Koyrè, attribuisce le cause finali o formali alla nuova scienza, dove i criteri di spiegazione teologica “spariscono – o vengono respinte – mentre subentrano al loro posto le cause efficienti e materiali. La sostituzione di un mondo qualitativo con uno di quantitativo e di uno del divenire con uno dell’essere, non c’è mutamento o divenire nei numeri e nelle figure” (Alexandre Koyrè, Studi Newtoniani). La nascita della scienza moderna, “abbatte le barriere che separano cielo e terra, unifica l’universo” sostituendo al nostro mondo fatto di qualità e di percezioni, il mondo che è il teatro della nostra vita, delle nostre passioni e della nostra morte, un altro mondo, il mondo della quantità e della geometria reificata”, (P. Galluzzi, A. Koyrè Studi newtoniani, 1983).
Koyré sosteneva che “anche in questo secondo mondo (moderno), sebbene vi sia posto per ogni cosa, non vi è posto per l’uomo”. Se dunque nella lettura del Sistema che ci circonda non vogliamo rinunciare alla centralità di Essere Umano è naturale che ci si ritrovi a osteggiare le Verità di coloro che vogliono privilegiare l’immagine scientifica e a rivendicare invece l’esistenza (o la sopravvivenza) di un mondo del senso comune, dotato di una propria storia umanistica e governato da leggi autonome.
Tra la fine 800’ e la prima metà del 900’, centrale alla scuola di P. Twardowski, diversi filoni di pensiero furono consacrati alla teorizzazione della “pluralità della realtà”, dove le matrici principali (Austro-Polacca) si separa in quelle che vengono chiamate “immagine manifesta” e “immagine scientifica” (W.Sellars), che Leon Chwistek riuscì a descrivere in una “linea univoca” pratica, nella quale si riconosco quattro livelli di realtà:
- Naturale, è quella a cui si riferisce come “realismo ingenuo”, di senso comune.
- Fisica, è quella descritta dalla fisica come scienza.
- Fenomenica, è quella spiegata dalla tendenza associativa della ragione umana che usa accostare “impressioni” in un presunto rapporto di causa-effetto.
- Intuitiva, è quella degli elementi spontaneamente rappresentati.
“Per Chwistek i diversi tipi di realtà sono tutti egualmente validi, nessuno di essi rappresenta la vera e propria realtà, perché sono tutti allo stesso modo veri. Inoltre, non vanno intesi come pezzi, applicativi, settori della realtà perché ognuno di essi esaurisce l’intera realtà. Chwistek, sostiene che i diversi tipi di realtà sono radicate alle diverse attitudini etiche e per questo motivo l’eventuale scelta a favore di uno o dell’altro tipo di realtà avviene su basi prettamente soggettive, valoriali”, (R.P., G.S., Estetica Fenomenologica 1997).
L’attuale Realtà è ancora governata dai quattro livelli di Chwistek?
Sembra verosimile che la nuova società abbia oltrepassato il concetto di moderno e postmoderno. Nel saggio scritto a quattro mani, Stato di Crisi di Bordoni-Bauman, Carlo Bordoni teorizza una crisi della modernità e della postmodernità, che rappresenta un discusso interregno (un fenomeno limitato nel tempo che si riflette sul presente) mentre Bauman sostiene che la nuova tecnologia e le sue applicazioni (App) ci permettono di muoverci in uno “spazio di vita” senza più confini fisici, dove i riferimenti geografici non sono ostativi perdendo il loro nitido valore Istituzionale, Politico, Sociale, mentre l’Identità si mescola in maniera “fluida” alle molteplici Verità che non parlano la stessa lingua, non condividono gli stessi luoghi e si diffondono virtualmente in Rete (identità fluide transnazionali, Shiller e Basch).
La “realtà liquida” è il quinto livello che completa e attualizza la teoria di Chwistek e governa l’interregno, “siamo in una fase di interregno, di passaggio, dove tutto è ancora incerto” (Bauman, società liquida), dove il concetto “comunità” perde la sua natura visiva, ambientale, istituzionale, identificativa del territorio e della sua gente per sciogliersi nell’individualismo condiviso in rete privo della sua naturale fisicità, “con la crisi del concetto di comunità emerge un individualismo sfrenato, dove nessuno è più compagno di strada ma antagonista di ciascuno, da cui guardarsi. Questo “soggettivismo” ha minato le basi della modernità, l’ha resa fragile, da cui una situazione in cui, mancando ogni punto di riferimento, tutto si dissolve in una sorta di liquidità” (U. Eco, l’Espresso).
In questo contesto di globalizzazione della conoscenza e del pensiero, perdono di consistenza anche le nozioni di Stato, Ideologia Politica, Razza, “quale libertà decisionale rimane agli stati nazionali di fronte ai poteri delle forze supernazionali? …Finita la fede di una salvezza proveniente dall’Alto, dallo stato o dalla rivoluzione, lo sbocco sociale è l’indignazione: si sa cosa non si vuole; non si sa cosa si vuole. I movimenti politici agiscono; nessuno però sa più quando e in quale direzione ”… (Bouman, Stato di Crisi).
Oggi non esiste la leadership capace di indicare la mappa cognitiva del futuro etico. Anteporre la visione egoistica-quantitativa a quella sociale-innovativa servirà a generare una distorta percezione emotiva comune, presente nell’attuale società competitiva lineare con i suoi ingiusti valori che si mostra nel veloce procedere verso la rivalità e la ricerca spasmodica del benessere autoreferenziale, (G. Barbaro, 2018).
Fin quando non prenderemo coscienza di vivere in una società che genera “Nuove Verità” non possiamo sviluppare e utilizzare strumenti che definiscano la nostra nuova identità sociale, vivremo la verità di realismo ingenuo, naturale, sperando nella clemenza di un Dio che non usa le App.
GB